Il presidente di Federidrolettrica, dopo aver letto l’ultima versione prodotta dal MITE e dal MIPAFF, così ha espresso il suo parere: «Questa versione del FER2 è un colpo letale inferto alle prospettive dell’intero settore delle rinnovabili italiane. Ci associamo alla pressante richiesta del presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli, per un incontro urgente con il ministro e con il governo, dove ridiscutere l’intero impianto del decreto».
In questo decreto, in ritardo clamoroso poiché atteso già nel 2019, ci sono norme che vanno in direzione assolutamente contraria a un progetto serio che permetta investimenti e prospettive nel settore delle rinnovabili. Ci sono capitoli – eolico off shore, biogas e biomasse, solare termodinamico – per i quali i numeri vengono sostanzialmente ridotti e, in alcuni casi, i provvedimenti hanno anche un sapore amaro – vedi termodinamico – visto che si tratta di una tecnologia tutta italiana alla quale sono stati messi i bastoni tra le ruote, impedendole di svilupparsi e concorrere all’estero a bandi e progetti per miliardi.
«Per quanto riguarda il sistema idroelettrico, non presente nel FER2 perché trattato nel precedente FER1 – prosegue Paolo Picco – resta il problema della cocente attualità e dei ritardi gravosi per l’intero sistema, grande e piccolo. Ricordiamolo perché sembra che ci sia dimenticati di questo dato oggettivo: idroelettrico italiano significa quasi la metà della produzione nazionale di energia rinnovabile. Il settore ha bisogno d’investimenti, ha bisogno di fare grande revamping, può efficientare la propria linea produttiva alzando i numeri annui di parecchi GW, eppure neanche una parola viene spesa in questo senso.
E poi veniamo a noi, nello specifico, cioè ai piccoli produttori. Il Mini-Hydro è una risorsa territoriale che potrebbe diventare portentosa nella gestione dell’energia a chilometro zero. Siamo una nazione con una rete distributiva arretrata: progettare un sistema di sfruttamento e utilizzo dell’energia, anche attraverso la creazione di CER realizzati ad hoc, sarebbe una delle strade più interessanti, a rapida realizzazione e a basso costo, per risolvere parte di questi problemi.
Non a caso insistiamo sulla necessità di liberare quei trecento e oltre progetti di centrali Mini-Hydro che sono fermi da anni all’approvazione delle concessioni. Oltretutto, come già ho dichiarato recentemente, questa potrebbe esser davvero l’occasione per ragionare su un Piano Acque Nazionale, puntuale e argomentato, che metta finalmente mano a una situazione certo non adeguata a un paese che alberga stabilmente nel G7. Data l’attualità anche climatica riteniamo sia doveroso sottolineare la necessità di una nuova riflessione sul settore.
Viviamo una stagione di siccità che rischia di diventare la peggiore di sempre: possibile che nessuno veda la priorità di mettere mano a un piano bacini che sia una risposta globale, nella quale il recupero e l’accumulo di energia resa disponibile quando necessaria faccia sistema con le necessità del sistema agroalimentare? Sarebbe davvero ora di cambiare atteggiamento. Per questo è urgente convocare un incontro con tutte le figure attive nell’ambito delle rinnovabili, per ascoltare e considerare le nostre istanze. Le istanze di un settore che deve essere messo in grado di scrivere il futuro dell’energia rinnovabile in Italia, della Transizione Energetica e dell’indipendenza italiana dalle forniture estere».